Pochi sanno che la terza moglie di Woody Guthrie fu figlia di Aliza Greenblat, una delle più famose poetesse Yiddish d’America. Da questo matrimonio nacque Nora Guthrie, che figura come produttrice di questo disco e ci racconta dal retro di copertina: “Mio padre scrisse più di 3.000 canzoni, la maggior parte delle quali non vennero mai incise. I Klezmatics ci offrono 12 di queste canzoni inedite, creando una vorticosa girandola di nuova musica che le colloca nella colonna sonora di oggi. Proprio quello che mio padre avrebbe voluto”.
Sicuramente, i fan della band riconosciuta a livello mondiale come uno dei gruppi più innovativi della musica klezmer resteranno piuttosto sorpresi nell’ascoltare queste tracce, che risentono sì dell’atmosfera sonora prediletta dalla band dell’East Village (sintetizzabile in una deriva decisamente jazzistica dei temi mitteleuropei del genere) ma vedono i “Klez” impegnati soprattutto in una inedita e suggestiva mistura latina e celtica, afrocaraibica e country, quasi a rappresentare con grande rispetto e devozione l’universo ideale che Woody Guthrie cercò di raffigurare con i propri testi, qui musicati ex-novo. Per quanto a suo modo sperimentale, “Wonder Wheel” si è aggiudicato il Grammy come miglior disco folk dell’anno nel 2006, e questo la dice lunga sull’efficacia del risultato finale e la versatilità degli strumentisti impegnati nel progetto, che vede –oltre ai Klezmatics Matt Darriau, Lisa Gurkin, Frank London, Paul Morrissett, Lorin Sklamberg- anche la presenza di Susan McKeown, Boo Reiners, Kenny Wollesen e altri. Un disco sorprendente, a tratti bellissimo: Woody, là dov’è, lo ascolterà sicuramente con grande piacere.
Dario Levanti
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