Questo disco, registrato nel lontano 1994, è da allora rimasto nei cassetti dello stesso autore perché nessuno ha mai avuto il coraggio di pubblicarlo. Nessuno, ripeto nessuno, ha avuto il coraggio di pubblicare questo pugno di canzoni che rappresentano a mio avviso –si accettano smentite- il più sincero e sentito degli omaggi ad uno dei musicisti americani più importanti del secolo passato, ovvero Woody Guthrie. Ci hanno provato Dylan, Ramblin’ Jack Elliott, Springsteen ed innumerevoli altri ma questo CD di James Talley è una spanna sopra a tutti. Primo, perché la sua non è una riproposta che pedissequamente ricalca le interpretazioni dello stesso Guthrie, secondo perché esce a piena forza dalla musica l’amore ed il grande rispetto che Talley serba per il suo conterraneo, terzo perché evidenzia come siano attuali ancora oggi alcune delle tematiche delle canzoni di Guthrie: gli “homeless”, la disoccupazione, la povertà, l’emarginazione, le precarie condizioni della “working class”. Insomma, sembra che dai tempi durante i quali gli “hobos” salivano sui treni merci per cercare lavoro in giro per il sud ovest degli Stati Uniti il tempo sia passato quasi invano. Ecco perché questo CD non è né un’operazione archeologica né un modo di lavarsi in qualche modo la “coscienza”.
James Talley ha scelto di autoprodursi il CD, dopo le negative esperienze con l’etichetta tedesca Bear Family che ne aveva sì pubblicato il suo vecchio catalogo (imperdibile “The road to Torreon” sulle poverissime comunità messicane delle montagne del New Mexico con in allegato il bel libro fotografico di Cavalier Ketchup) ma non aveva mai pagato un centesimo di diritti all’autore.
Acqua passata comunque, e per James Talley è venuto il momento di tirare fuori gli artigli e di lottare per imporsi da solo, tutt’al più con l’aiuto di qualche amico.
Per questo suo CD ha scelto una band acustica dal suono molto compatto, con un’ottima ma discreta ritmica (contrabbasso, batteria, dobro, mandolino, mandocello, chitarra, armonica e voce) con la quale ha un affiatamento totale e gli arrangiamenti scelti ridanno nuova vita a questi brani che rappresentano una sorta di enciclopedia della musica folk americana, alla quale praticamente tutti hanno attinto a piene mani; se un musicista americano si occupa di folk o decide di scrivere canzoni di un certo tipo, prima o poi deve fare i conti con il testamento lasciato da Woody Guthrie. Il repertorio, ben ventuno composizioni, comprende ik brani più noti come “Do-Re-Mi”, “Deportee”, “Vigilante Man”, “This land is your land” o ancora “Pretty Boy Floyd” ed anche altri meno interpretati come ad esempio “Belle Starr”, “Oklahoma Hills” e “The sinking of the Reuben James” e, come capita sempre quando si hanno tra le mani capolavori del genere, risulta impossibile segnalare un brano piuttosto di un altro.
Alessandro Nobis
Talley, James – “Woody Guthrie and Songs of my Oklahoma Home” (CD)
Cimarron Records, 1999
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