Molti di noi ben sanno chi fosse Chet Atkins, uno dei più grandi eroi della chitarra, osannato da miti quali Eric Clapton, Tommy Emmanuel e molti altri. Ma forse non tutti sanno che nel mondo ci sono molte associazioni in suo onore (e da poco purtroppo in sua memoria…): una di queste ha sede a Milano, si chiama ADGPA e da ben ventitre anni organizza concerti di chitarra. Dopo parentesi a Torino, Soave e Sarzana, tale associazione è approdata sulle colline del prosecco, a Conegliano e Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, e negli ultimi undici anni ha richiamato i migliori chitarristi mondiali e migliaia di appassionati.
Questa è la storia di tre giorni di chitarra, cultura, amicizia e relax.
Sergio Arturo Calonego ha aperto il concerto del venerdì, fresco reduce da una applauditissima esibizione a Issoudun, festival francese gemellato con il Guitar International Rendez-vous. E’ stata infatti la sua splendida esibizione al Festival di Issoudun che ha convinto l’equipe francese a concedere anche quest’anno al vincitore del Premio Chitarrista emergente l’onore di aprire la prestigiosa manifestazione francese e sono state le sue positive impressioni sull’esperienza vissuta in nostra compagnia ad avvicinare nuovi musicisti all’Associazione. Sergio, infine, va ringraziato anche per la bella musica che ha regalato a tutti i presenti quando, presentandosi per primo sul palco di Villa Brandolini, si è confermato artista completo, originale, dotato di una gran voce e capace di destreggiarsi tra tutti i generi musicali di qualità. Una volta spente le ultime note di Rendez-Vous (brano espressamente scritto per l’A.D.G.P.A.) e di Darling (un’ affascinante ninna nanna cantata con voce calda e profonda), il testimone è passato nelle mani di Bernard Revel e Friederike Schulz, due artisti uniti nella musica come nella vita, contraddistinti da biografie impressionanti e una non comune naturalezza nel tenere la scena. Lui è un chitarrista molto espressivo, capace di supportare la voce di Friederike con arpeggi mai banali e di concedersi intermezzi musicali di grande classe. Lei, oltre a essere un’ottima cantante, suona benissimo il violino. Hanno un repertorio vastissimo che spazia dal blues alla musica rinascimentale, senza trascurare la musica pop o quella etnica. Per il loro primo concerto italiano hanno scelto un programma basato sulla musica irlandese, ottenendo l’apprezzamento generale, sottolineato da applausi a scena aperta.
La seconda coppia ad animare la serata è stata quella formata da Rainer Falk e Yalin Cheng, due musicisti classici di statura mondiale. La loro esibizione è stata di una perfezione quasi imbarazzante: mezz’ora di concerto a un eccelso livello tecnico, senza la benché minima incertezza. Yalin ha spesso abbandonato la partitura per lanciare il suo flauto traverso in ardite improvvisazioni, mentre Rainer ha dimostrato un’insospettabile abilità nell’accompagnamento ritmico, una dote non comune a tutti i chitarristi classici.
La chiusura del concerto è spettata ad Adrien Janiak, un chitarrista che si è talmente innamorato dell’ukulele da farne il suo strumento principale, l’unico, ormai, che utilizza in scena. Avendo approcciato l’ukulele da musicista evoluto, il suo modo di suonare è particolarmente elaborato, senza che questo vada a incidere negativamente sulla comunicatività tipica del piccolo cordofono. Tra le composizioni proposte sono da segnalare una bellissima versione di While My Guitars Gently Weeps e una dolce melodia, intitolata Les trois rivières de Saint Martin, che la particolare sonorità dell’ukulele Signature ha contribuito a rendere tanto gradevole quanto affascinante.
Il sabato mattina la sorpresa più bella è stata quella di trovare un ambiente molto animato ancora prima ancora dell’apertura del Salone della liuteria. Già all’inizio del primo seminario, infatti, i soci operativi si sono dovuti preoccupare di aggiungere altre sedie a quelle già disposte a semicerchio nella loggia e, malgrado questo, diverse persone hanno dovuto assistere in piedi alle fasi finali dell’intervento di Sergio Arturo Calonego.
Grazie al Salone della Liuteria, a Bernard Revel che ha fornito un’ottima dimostrazione delle possibilità della Lowden Signature a 7 corde, Fabien Lafiandra che ha dispensato vera poesia sotto forma di musica e Adrien Janiak che ha utilizzato al limite delle possibilità espressive il suo ukulele, la giornata si è svolta gradevolmente, sino ad arrivare a un momento molto atteso, quello della seconda selezione del Premio dedicato al Chitarrista emergente 2016. Alla fine del contest il prescelto per sfidare i due finalisti nel concerto della domenica è stato l’ispirato ed impeccabile Emanuele Grafitti.
La serata del sabato è purtroppo iniziata senza Cécile Cardinot e Olivier Bensa, ma il dispiacere di non poter assistere all’esibizione della coppia è stato subito superato quando si è saputo che l’assenza dipendeva dal prudente parere del medico che seguiva l’avanzato stato di gravidanza di Cécile, che la stessa aveva assicurato la sua presenza l’anno prossimo e che, ad aprire la serata, sarebbe stato Fabien Lafiandra, resosi disponibile a una breve anteprima della sua esibizione ufficiale, prevista per la sera successiva. Alla fine della sua performance il palco è stato occupato con autorevolezza da Marcus Eaton che ha presentato brani estratti dal suo album Versions Of The Truth. Il chitarrista americano, noto al grande pubblico per la sua militanza nella band di David Crosby, ha dimostrato di possedere un’autonoma personalità artistica e di saper proporre le sue canzoni con la giusta espressività vocale e strumentale. Sia pure collocandosi in un ambito musicale diverso, lo stesso giudizio potrebbe estendersi alla performance di Goran Kuzminac, che ha proposto tante splendide canzoni d’autore interpretandole con classe e trasporto. La sua è stata un’esibizione molto apprezzata dal pubblico, affascinato dai piccoli racconti umoristici legati alle composizioni, da un fingerstyle di classe e dalla inconfondibile, calda voce. Per chiudere degnamente una simile serata era necessaria una performance eccezionale e di questa esigenza il programma teneva conto. Lo spettacolo fornito dalla Di Maggio Band, come previsto, è stato infatti super coinvolgente, grazie all’incredibile coesione dei tre componenti. Marco Di Maggio, il Boss, ha trasformato la sua Telecaster in una mitragliatrice dall’autonomia infinita. Matteo Giannetti, contrabbassista energico e spettacolare, ha condito le linee ritmiche con continue battute di spirito che non hanno risparmiato nessuno, neppure il leader della band. Marco Barsanti, il batterista, ha assicurato una base talmente granitica e trascinante da elettrizzare tutti i presenti. Un trio di rockabilly davvero strepitoso, non a caso ammirato anche al di fuori dei nostri confini.
La prima parte della domenica, trascorsa a Villa Brandolini di Pieve di Soligo, ha trovato nel Concerto per i liutai il suo momento di maggiore interesse grazie ai tanti musicisti che hanno suonato per il pubblico le più belle chitarre esposte nel Salone della liuteria.
Ogni strumento è stato presentato dall’artigiano che lo ha costruito e poi affidato all’artista di turno. Nessuno si è sottratto a questa piacevole iniziativa e così, uno dopo l’altro, si sono esibiti molti dei partecipanti alle selezioni del Premio A.D.G.P.A./Banca delle Prealpi, oltre ai vari Marcus Eaton, Bernard Revel, Fabien Lafiandra, Marcello Capra e persino il Presidente della Giuria, Giovanni Monteforte, che ha imbracciato una sei corde della Lengardo, la marca che quest’anno ha sponsorizzato il Salone della Liuteria rendendo possibile anche questo bel momento di musica condivisa.
Il concerto serale a Conegliano, nello splendido chiostro dell’ex convento di san Francesco si è aperto con l’attesissima finale del Premio A.D.G.P.A/Banca delle Prealpi. Pierangelo Mugavero, Paola Selva ed Emanuele Grafitti si sono sfidati davanti alla giuria composta dai musicisti stranieri presenti alla Convention. L’elevatissimo livello tecnico messo in mostra dai tre concorrenti ha reso il giudizio assai arduo, tanto che, a fare la differenza, alla fine sono stati soprattutto i particolari come la scelta dei pezzi o le sfumature dell’interpretazione. Alla fine ha vinto proprio chi non aveva passato la prima selezione del gruppo d’ascolto, a riprova del fatto che, a volte, nella prima fase di scrematura è difficilissimo scegliere due soli chitarristi tra decine e decine di musicisti. Emanuele Grafitti, inizialmente escluso, non si è dato per vinto, si è presentato alle selezioni di Pieve di Soligo ed è stato il più votato da ben tre giurie diverse: complimenti davvero ! La serata è proseguita con l’esibizione di Marcello Capra, specialista della chitarra suonata con il plettro, capace di rendersi immediatamente riconoscibile grazie ad uno stile energico e personale. L’artista torinese ha presentato il suo ultimo cd, Glad Tree. Dopo di lui si è avuta la possibilità di riascoltare una delle più piacevoli sorprese del Guitar International Rendez-vous di quest’anno: Fabien Lafiandra. Il chitarrista francese ha veramente deliziato il pubblico con uno stile pulitissimo di impostazione classica ma caratterizzato da melodie accattivanti e molto ben costruite. Un musicista che si potrebbe ascoltare per ore senza minimamente annoiarsi. Molti dei brani proposti sono stati tratti da Imercio, uno dei suoi migliori lavori discografici.
Dopo la premiazione del Liutaio dell’anno, Premio A.D.G.P.A. vinto da Lucio Bettiol, si è esibito Giorgio Cordini, che ha diviso la sua prestazione in tre parti, una dedicata ai brani strumentali (Impronte, While My Guitars Gently Weeps), una al suo ultimo cd (Piccole storie) e una a Fabrizio De André (artista con il quale Giorgio ha collaborato per una decina di anni), impreziosita dalla splendida introduzione in fingerstyle del brano Il Pescatore. Nell’esecuzione delle canzoni, tratte da Piccole storie, Giorgio è stato supportato da una delle figlie, Marta, che si è rivelata un aiuto validissimo grazie alla voce avvolgente ed espressiva.
La serata è stata chiusa in modo egregio da Darragh O’Neill, il formidabile chitarrista irlandese che, dopo essersi esibito alla nostra Convention del 2014, è stato subito invitato in altri festival Italiani conquistandosi una meritata popolarità anche nel nostro Paese. Sentendolo suonare si rimane inizialmente affascinati dalla potenza, precisione e pulizia del suo tocco ma subito dopo ci si rende conto anche delle non comuni doti compositive, che fanno di lui un artista davvero completo. Da segnalare una imprevista e gustosissima jam con Alberto Grollo che ha preceduto la fase finale della sua performance.
Il bilancio finale è veramente positivo sia per l’altissimo livello dei partecipanti e l’ottima risposta del pubblico. Appuntamento all’edizione 2017, quindi, già con qualche bella sorpresa da parte dei partecipanti.
Felice Colussi
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