Mishmash è un termine che in molte lingue, con poche differenze di grafìa e senso, sta ad indicare una mescolanza gradevole di suggestioni, profumi, colori, forme. Yasaman, analogamente, sta a indicare il gelsomino in varie culture (anche la nostra, se si ci riferisce all’etimologia del termine). Ecco quindi che si precisa, attraverso due semplici osservazioni lessicali, l’ambito sonoro in cui si muove questa formazione che allinea Marco Valabrega (violino, viola, kamanche, voce), Domenico Ascione (chitarre, oud, saz, voce), Mohssen Kasirossafar (percussioni persiane), Bruno Zoia (contrabbasso), più numerosi ospiti che apportano il contributo di strumenti etnici (setàr, tàr, saz, tambura, qraqueb) e contemporanei (batteria, sax soprano). La maggior parte delle composizioni sono originali (le tracce tradizionali provengono dai repertori greci, yiddish e sefarditi) a indicare come questo viaggio attraverso i Paesi e le culture in cui fiorisce il gelsomino abbia in sé elementi di attualità e non sia da considerarsi un puro esercizio di stile. Il calore del Mediterraneo è l’elemento distintivo e unificante della ricerca sonora del gruppo, attraverso accenti che ora denotano tracce arabo-andaluse ora si rifanno a rimandi più orientali, giocando spesso a mescolare suggestioni diverse alla ricerca di una unitarietà di fondo, che tranne in alcuni momenti (in cui il gioco pare prendere la mano e divenire un po’ fine a se stesso) è la chiara traccia stilistica del gruppo. Un disco d’atmosfera e di viaggio, un’esperienza sonora e umana che non passa inosservata e lascia il segno in chi abbia la disponibilità d’animo di lasciarsi cullare dalle emozioni, dolci e forti allo stesso tempo, che si possono cogliere sulla strada del gelsomino.
Dario Levanti
Lascia un commento